1° Periodo: "Lo scultore del vento"

Il Primo Periodo del percorso artistico di Giovanni Simbula è caratterizzato dalle cosiddette sculture “aperte”. Realizzate principalmente in ferro, le opere mostrano corpi stramati, sfibrati, sfilacciati, come travolti da una forza invisibile ed impetuosa. E’ la forza del vento, simbolo e strumento con cui l’Artista “spoglia dal corpo sociale, fatto di coercizioni e sottomissioni, l’individuo e l’anima di cui è spesso proprietario inconsapevole.

Il vento cosmico rimette a nudo l’Uomo, riportandolo allo stato dell’innocenza, quando ancora libero dalla schiavitù della paura e della sofferenza, poteva interagire col mondo circostante come un essere completo, unico e armonico, non scisso in Maschile e Femminile secondo lo schema sociale che ammette esclusivamente l’esperienza specifica, settoriale, divisa in parti. Una concezione dell’esistenza che indebolisce il singolo e lo rende facilmente vulnerabile ad ogni strumentalizzazione esterna.

Oltre l'orizzonte - Giovanni Simbula

OPERA: Oltre l'orizzonte - Giovanni Simbula

TECNICA: realizzata con filo e lamiera, saldata con ossigeno-acetilene, brunita e ramata
DIMENSIONI: 200X70X80 cm - Collezione Privata
1980 - 1^ Fermata Poetto - Cagliari

Ecco come Adriano Vargiu descrive questo periodo artistico di Giovanni Simbula

<<Giovanni Simbula è giovanissimo: nel 1971 ha vinto il primo premio, Opera prima scultura, nella Rassegna Artistica Culturale di Cagliari. La sua scultura prende forma e movimento soprattutto con il fil di ferro saldato (rare volte con il ferro e la lamiera). Di lui ci interessa in particolare la tematica: la Sardegna. Non crediamo di sbagliare affermando che si tratta di uno dei pochi artisti rimasti fedeli alla propria isola. Il vento, il forte maestrale che piega uomini e alberi, «il rude vento/che corre tutta l'isola, lamento,/pianto di mari, d'uomini, di belve, dei versi sattiani, domina nella maggior parte delle opere. «L'emigrato» rappresenta il dramma della civiltà dei consumi: l'uomo costretto ad abbandonare la propria gente, con un fagotto di stracci e di miseria, per cercare un po' di benessere. «Spopolata sei, / anche assetata e incolta , terra di mandorle amare ... Richiama i figlioli emigrati: / che insieme ti calzino un sandalo nuovo / per le novissime strade / del mondo che impetuosamente muta.», canta Raimondo Manelli. «Sequestro di persona, un altro dramma: cielo plumbeo, maschere a cappuccio, mitra e vento, tanto vento . . . Così Giovanni Simbula immagina uno dei tanti rapimenti che macchiano la terra dei nuraghi, del mirto e del lentischio, del fico d’india e del cisto. L'abbaglio del facile guadagno, la sostituzione della "bardana,, con un banditismo urbano. E ancora lacrime per l'antica Ichnusa: «Ahi! Sardegna, Sardegna, nuraghe di silenzio / nuraghe di dolore.» così Francesco Masala. «La caccia al cervo», dove nella lancia che uccide è riposta tutta la speranza per salvare la fauna, la flora, tutto l'ambiente naturale di una fra le più antiche terre del mondo, qual è la Sardegna. Un giovanissimo scultore, abbiamo detto inizialmente: guardiano, però, quanta maturità c'è nel suo lavoro tecnico. Un artista della Sardegna, fiero nel carattere e nella forza dell'accusa reale. Figlio di una terra meravigliosa, maltrattata e dimenticata. Un artista (bisogna dirlo?) al passo con il tempo.>>

Alcune opere del 1° Periodo

Anno

Sequestro

Tecnica: Filo Metallo Saldato - Collezione Privata

Donna in posizione yoga

Tecnica: Filo Metallo Saldato - Decorazione con Ossidi di Rame, Oro e Argento - Collezione Privata

Coppia di cavalli alati

Cavallo morente

Unicorno

Cavallo Rampante

Cavalli giocosi

Cavallo imbizzarrito