3° Periodo: L'Uomo Nuovo
L'Arte come terapia
Amareggiato dalle realtà sociali Giovanni Simbula affronta un periodo di crisi e di difficoltà dal quale riesce ad uscire, dopo un percorso travagliato, grazie ad un amico che gli regala un libro Osho Rajnees. Gli insegnamenti spirituali del maestro indiano gli danno nuova linfa artistica, ed è per questo decide di voler trasmettere a sua volta i principi acquisiti tramite la creazione di un meditation center, nasce così il Centro Alaya (La Dimora Interna) ed il movimento culturale spirituale le Tre “C” – Tridimentional Art. Da oltre 45 anni Giovanni Simbula porta avanti una profonda esperienza interiore che ha radici proprio in queste culture orientali, Yoga, Tantra e Zen che lo aiutarano a ritrovare una serenità ed un equilibrio interiore attraverso i quali affrontare con maggior distacco la realtà quotidiana.
Il Terzo Periodo va letto come un’Ibridazione delle precedenti fasi, una sovrapposizione di immagini, simboli ed esperienze che si traducono in opere al contempo pittoriche e scultoree, strutture labirintiche come, secondo Giovanni Simbula, l’esistenza stessa nella quale siamo tutti proiettati.
La ritrovata espressione artistica esplode in vortici colorati, tele in acrilico e matita colorata, dove i soggetti rappresentati sono il racconto del pittore del percorso intrapreso. Le diverse raffigurazioni del “Viaggio Interiore”, i “7 Chakra”, “l’Ascesa Spirituale”, “l’Incontro Energetico” sono alcune delle opere realizzate in risposta a questa nuova visione dell’essere umano e dell’artista, in cui Giovanni Simbula si rivede in qualità di Uomo Nuovo.
E’ vera l’arte che rende irrilevante il fatto che
qualcuno la condivida con te, oppure no.
E’ vera l’arte che diventa un ponte tra te e il divino;
che si trasforma in meditazione.
E’ vera l’arte che riesce ad assorbirti, ad assorbirti totalmente,
fino a far sparire il tuo ego.
Pertanto non preoccuparti di avere certezze sulla qualità dell’arte vera.
Ecco come Massimo Antonio Sanna descrive questo periodo artistico di Giovanni Simbula
Dopo un excursus più che quarantennale della sua attività grafica, pittorica, plastica e relativa l’artigianato, Giovanni Simbula affronta un nuovo ambito di sperimentazione che lo porta a ragionare su una nuova espressione che ha come protagonista un nuovo soggetto, l’Uomo Nuovo che spazia finalmente verso nuovi linguaggi e concetti esistenziali.
L’uomo Nuovo di Giovanni Simbula è un’artista che coniuga l’esperienza visiva con la poesia e scienza considerando però questi tre aspetti nel senso più esteso e, contemporaneamente, nel senso più stretto del termine.
Sarebbe dire che per arte non si intende un mero insieme di tecniche (anche se sono importanti, soprattutto la metallurgica e quel disegno fotografico, ma spaziale e materico che Simbula ha sempre perseguito col filo di rame) o di elucubrazioni pittoriche e scultoree puramente formali, questo tipo di rappresentazione è una vera e propria rappresentazione che opera a livello simbologico.
E’ un simbolo riportato all’Archetipo, alle origini, cioè riportato al tempo in cui significava realmente.
Questo modello figurale ha quindi il compito e il merito di spiegare la poetica dell’artista che è anche poesia perché è il canto tragico e sereno della sensibilità.
Del sentimento puro che dovrebbe sgorgare dall’animo di ogni singolo individuo e di tutta l’umanità.
Tornare ad uno stato di creatività incontaminata, quando l’Uomo era ancora fanciullo e non era costretto da regole comportamentali impostegli per omologarsi al mondo come rappresentazione.
La poesia non è quindi intesa, nel senso dell’elaborazione lirica, è soprattutto quello stato che Simbula definisce compassione e empatia, concetto e visione dell’universo.
Frutto di una lunga esperienza di meditazione verso il raggiungimento dell’equilibrio tra le forze opposte come una zattera che accompagna l’Uomo Nuovo nella deriva del mondo.
L’artista che, come diceva anche Lyotard, è contemporaneamente mistico, poeta e scienziato in una sorta di neorinascimento per l’uomo.
Si tratta di un’artista che deve essere conscio della scienza per usarla e non per essere usato e che deve fondere i saperi dell’occidente con quelli dell’oriente e insegnarli al prossimo perchè tutti vivano le proprie esistenze liberamente come reali e non come coercizione e falsità.
Tutta questa Via che l’artista deve e vuole percorrere può essere sintetizzata in tre sole parole: consapevolezza (del proprio essere), compassione (per l’umanità) e creatività ( per operare); o come direbbe l’Uomo Nuovo essere meditativi come Buddha, amorevoli come Cristo e creativi come Leonardo.
“Alcuni Appunti su Giovanni Simbula – artista e sciamano” di Massimo Antonio Sanna
GUREDDU
«Io mi feci al mostrato innanzi un poco,
e dissi ch’al suo nome il mio disdire
apparecchiava grazioso loco »
Alcuni appunti su Giovanni Simbula artista e sciamano
La linea è un fattore generante: è un continuo susseguirsi di elementi ancora più semplici e
primitivi: è un susseguirsi di punti; è un disegno nello spazio; è un volume nello spazio.
Come il grafema costruisce la sillaba e la parola.
Strutture primarie, forme generanti che creano il Tutto.
La linea è la strada, il TAO.
Giovanni Simbula Artifex, come Arnaldo Daniello, il Miglior Fabbro, pittore, scultore, artigiano è
anche ideatore di progetti espositivi iniziative alle quali partecipano decine di artisti di diverse
discipline pittura, grafica, scultura, fotografia, teatro, poesia, happening, installazioni, musica,
video ed altro.
CAM, Crucis Art Meditation svoltasi in almeno due edizioni nel quartiere di Castello a Cagliari,
oppure, la manifestazione del Poetto nel 2010 dove venivano presentati per la prima volta in
pubblico i temi de “L’Uomo Nuovo” e le tre C “Consapevolezza, Compassione, Creatività”. “LA
CRISI DELL’ARTE”.
Egli è realmente consapevole del potere liberatorio e curativo dell’arte in questi anni di crisi e
quindi quanto sia necessario divulgare le espressioni positive di creatività e meditazione.
Crisi nell’arte significa che una società che sta perdendo i valori più importanti non è più in grado
di esprimere in arte opere come nel passato anche il più recente; quindi, compito dell’artista è la
formulazione di nuove proposte: le tre C, “Consapevolezza. Compassione, Creatività”, sono le
caratteristiche che l’artista contemporaneo deve avere per poter operare perché egli deve coniugare
l’esperienza visiva con la poesia e con la scienza considerando però questi tre aspetti nel senso più
esteso e, contemporaneamente, nel senso più stretto del termine.
L’arte scaturisce dal sentimento puro che sgorga dall’animo di ogni singolo individuo e di tutta
l’umanità quando l’uomo è ritornato bambino (ma con la saggezza dell’esperienza e della
meditazione). Pensiamo alle Improvisations di Kandiskij e al motto di JF Lyotard, monaco,
scienziato e filosofo, un po’ Budda, un po’ Leonardo.
Contro le regole dogmatiche, l’omologazione delle cifre e degli stili consueti.
Ma Simbula è soprattutto artista e artigiano, pittore, scultore e creatore di assemblaggi e
installazioni.
Come opera?
L’elemento principe è il filo: la linea.
Un susseguirsi di punti contigui che costruiscono immagini, spazi e simboli.
Ogni scultura, ogni dipinto è singolare e particolare (è un Chakra), ma nell’insieme rappresenta il
percorso, il TUTTO.
Ma anche gli oggetti trovati della ruralità sarda. Vanghe e picconi che assumono la plastica della
scultura e rinascono come simboli e figure mitiche.
O le grandi masse di bronzo che raffigurano guerrieri
o creature elementali dell’aria e del fuoco, oppure i cicli di quadri dove ogni pezzo è una parte della vita.
E nella sua opera si incontrano le immagini tipiche del patrimonio estetico di Simbula: icone provenienti dalla memoria filogenetica dell’uomo de dall’immaginario arcaico sardo, mediterraneo e orientale.
Massimo Antonio Sanna
Tipica espressione di evoluzione tra il “vecchio ed il nuovo” appaiono le numerose opere in tecnica mista, acrilico con con colori forti, e scultura con trame in metallo a rappresentare al contempo, la nuova spiritualità maturata ed il legame con la propria storia, la propria identità, nelle forme in ferro saldato sulla cultura nuragica sarda.
Una fusione tra Nuragico e Mondo Zen come la definisce Sergio Atzeni.