L'arte di creare un ponte
tra scienza e spirito
di
Giovanni Simbula
Le Tre “C” – Tridimentional Art sono un Manifesto Culturale Filosofico Scientifico fondato da Giovanni Simbula.
Introduzione: Il profumo della libertà
Secondo Giovanni Simbula un artista per essere tale deve liberarsi da ogni forma di condizionamento esterno; per essere creativi bisogna essere prima di tutto sé stessi, un individuo.
L’artista non può seguire il percorso che tutti battono, non può farsi trascinare dalla folla e dalla sua psicologia di massa, perchè ne verrebbe influenzato e la sua opera sarebbe solo un imitarsi a vicenda.
L’artista deve trovare la propria strada, “liberarsi”, camminare da solo, estraniarsi dalla folla.
In passato tutti coloro che cercavano questa forma di libertà venivano visti come dei bohemien, dei vagabondi, il movimento le tre “C” vedo un futuro in cui ciascun essere umano si sentirà bene con sé stesso e non interferirà nella vita degli altri, vivendo la propria vita come vorrà, senza bisogno di categorizzazioni.
In questo modo potrà trionfare la creatività che è la fragranza, il profumo della libertà individuale.
L'uomo e il suo passato
Secondo il movimento le Tre “C” l’uomo nella sua passata dimensione ha fallito: non è stato in grado di abbellire la terra, né di crearvi alcun paradiso.
Solo pochi individui “illuminati” riescono ad essere utili all’umanità. L’obiettivo è dunque quello di accrescere il numero di persone illuminate, “risvegliate” da un punto di vista tridimensionale: nell’essere, nel sentire e nell’agire. L’obiettivo è quello di arrivare all’uomo nuovo, capace di agire e di creare musica, poesia, pittura, scultura, danza, architettura, scienza e tecnologia.
Secondo le Tre “C” attualmente l’occidente sta soffrendo per troppa scienza e tecnologia; mentre l’oriente ha sofferto per troppa religione. Nell’Uomo Nuovo e nel suo mondo invece scienza e religione diventano due aspetti di un unico essere umano capace di coniugare due tipi di conoscenza, la tecnologia con l’antica sapienza e saggezza.
Un’unica scienza, dotata di due dimensioni, una dimensione che riguarda la realtà esteriore oggettiva e l’altra interiore soggettiva; le metodologie sono diverse ma non le loro conclusioni.
Ed ecco che entra in gioco nuovamente l’arte come ponte tra le due dimensioni, tra scienza e spirito.
Ecco perché “L’uomo Nuovo” sarà un mistico, un poeta e uno scienziato, che tramite l’arte, la poesia, la musica, la scultura, la pittura potrà vivere la vita totalmente, in sintonia con il tutto facendo diventare la terra per la prima volta ciò che deve diventare: “Un paradiso”.
Il Canovaccio
Quando sarà scomparsa la malattia, ogni essere umano diventerà creativo. Lasciate che questa nostra affermazione penetri in profondità nel vostro essere: solo persone psicologicamente malate sono distruttive; chi è sano, è creativo.
La creatività è una fragranza della vera salute.
Nella persona realmente sana e integra, la creatività fiorisce in modo naturale, sorge un impulso irreprimibile che spinge a creare.
Le Tre "C"
L’umanità è arrivata a un bivio. Abbiamo vissuto l’uomo a una dimensione e l’abbiamo esaurito: ora ci occorre un essere umano più ricco, tridimensionale! E noi definiamo queste tre dimensioni: le tre “C”. La prima “C” è la CONSAPEVOLEZZA, cioè l’essere, la seconda è la COMPASSIONE, cioè il sentire; la terza è la CREATIVITA, cioè l’agire. Nella nostra visione l’essere umano dev’essere simultaneamente queste tre realtà.
Vi stiamo offrendo la più grande sfida che sia mai stata lanciata, il compito più arduo che sia mai stato realizzato: voi dovrete essere meditativi come il BUDDHA, amorevoli come KRISHNA, CRISTO, creativi come LEONARDO DA VINCI, come MICHELANGELO. Dovrete vivere questi tre aspetti simultaneamente; solo così realizzerete totalmente il vostro essere.
Intervista a Giovanni Simbula
di Laura Escana (16-04-2018)
L’interesse per le tematiche espresse dal Centro ALAYA (La Dimora Interna) proposte dal suo “guru” maestro pittore e scultore Giovanni Simbula, mi suscitano interesse e consapevolmente, abbiamo dato corso entrambi alla seguente intervista.
D – Da che cosa è nato questo progetto di inserire in una rivista dedicata all’arte i temi delle Tre C: CONSAPEVOLEZZA, COMPASSIONE, CREATIVITA’.
R – E’ un progetto teso a migliorare il vivere esistenziale dell’individuo, premesso che la “Consapevolezza” si basa sul fatto che l’uomo vive in modo inconscio (un inconscio enorme, al 90 per cento, mentre rimane un 10 per cento di conscio). Se l’uomo fosse consapevole di questo divario, lavorerebbe su di sé per diventare più conscio.
D – Cioè per ritrovare la consapevolezza?
R – Riguardo alla “Consapevolezza” già da lungo tempo, si scopre in Tibet che c’è un “terzo occhio” nell’individuo che permette di essere consapevoli della parte inconscia e di quella conscia. Questa pratica di aprire il “terzo occhio” trova riscontri anche in pratiche ancestrali, quali la trapanazione del cranio, in varie civiltà del mondo, anche in Sardegna. In Tibet si apriva la fronte tra gli occhi. In India scoprirono dei metodi incruenti e alternativi con procedure specifiche.
D – L’importante era scoprire soprattutto la parte inconscia?
R – Tornando all’inconscio, ci rendiamo conto che la maggior parte dell’umanità vive nell’inconscio, perciò come esiste una scienza esterna, vive in noi una una scienza interiore che correttamente applicata, aiuta a liberarsi completamente dall’inconscio, diventando verosimilmente consci, come fecero il Buddha, il Cristo e in tempi più recenti Osho.
D – Come si esprime il “terzo occhio”?
R – Il “terzo occhio” è una “presenza” misteriosa che è in ognuno di noi (i Tibetani, gli Indiani e ad altri cultori, ne sono consapevoli). Chi vive nell’incoscio non è consapevole di questa realtà. Quest’apertura del testimone – terzo occhio – permette di vivere nella verità.
D – Questa verità, non può essere una sola per la complessità della vita. come ci rendiamo conto che è quella giusta?
R – Se noi partiamo dal presupposto di cos’è la malattia e cos’è la salute, possiamo chiarire che quando una persona è “sana” non ha nessun tipo di disturbo, né fisico, né a livello di sentimenti, né di stress, a quel punto la persona prova beatitudine e amore verso se stessa e gli altri. Viceversa, quando una persona non sta bene interiormente, non riesce a contenere il proprio disagio, la propria rabbia repressa, avrà delle conseguenze reattive imprevedibili. Per il disturbo dei pensieri eccessivi (negativi e positivi) e degli effetti di stati d’animo, paure, alienazioni, conflitti interiori che sfociano nella malattia e nel disagio mentale.
D – quindi l’uomo deve ricercare il proprio benessere interiore?
R – Tornando alla salute (del corpo e dello spirito), bisogna non identificarsi in nulla, osservare con distacco e “consapevolezza“ tutto quello che nasce dentro (e fuori) di sé.
D – È per questo che consigli di essere più presenti a se stessi? Con la Consapevolezza.
R – Attraverso la mia esperienza personale che mi ha portato a sperimentare una “vera consapevolezza“, dopo un cammino abbastanza lungo e a momenti travagliato, ho raggiunto risultati appaganti che mi hanno trasformato portandomi ad un nuovo sentire che potrei definire “Compassione“.(verso me stesso e verso gli altri).
D – È da questa esperienza positiva, hai voluto realizzare una scelta di vita particolare, di condivisione con altre persone di questo tuo vissuto, dando luogo al Centro ALAYA che opera in questo processo di rinascita interiore?
R – Sì, altrimenti sarei stato come un medico che sa, che conosce la malattia, ma non cura i suoi pazienti.essere attenti verso se stessi, è un modo per volersi bene.
D – È così che intendi questa possibilità di creare un ponte fra “Scienza“ e “Spirito“ anche attraverso l’arte?
R – insegnando materie artistiche ho scoperto che i bambini età scolare, fino alle Medie, erano molto creativi, pieni di fantasia, con naturalezza. Più tardi con l’ingresso nelle Scuole Superiori, sotto l’influenza di un certo tipo di insegnamento (in generale) perdevano questa capacità non solo artistica, ma anche “creativa“ in senso esistenziale. Questo fatto mi colpì molto e mi fece riflettere portandomi alla considerazione che da qui nasce l’esigenza di usare anche l’arte, non solo la scienza per la realizzazione della propria spiritualità.
D – Tu che sei un artista “ante litteram“ già da quando eri piccolo, hai potuto sperimentare personalmente l’efficacia che la creatività è veramente terapeutica?
R – Certamente, l’arte è un sentire che vive dentro di noi come un dono regalatoci dalla natura. La (creatività) si esprime dentro e fuori di noi.bisogna assecondare la propria aperta “creatività“ qualunque essa sia.
D – Qual è il tuo modus operandi?
R – Preso atto dei Vari condizionamenti: sociali, religiosi, politici e anche parentali, si opera con delle sedute di “decondizionamento” atte a riportare l’individuo ad una nuova “consapevolezza del sé, accompagnato chiaramente dall’apertura del terzo occhio”.
D – È un’operazione facile?
R – Sì è un’operazione abbastanza facile se sia il coraggio di vedere dentro se stessi.
D – Premesso che è più facile volgere lo sguardo verso gli altri, come si può arrivare a questo personale approfondimento?
R – C’è bisogno di tre componenti: avere il coraggio necessario, avere costanza nel voler raggiungere il risultato, avere tanta pazienza.
D – Questo nasce dal fatto che l’inconscio che vive dentro di noi è superiore al conscio?
R – Certo bisogna lavorare su se stessi: quando metti in funzione il “terzo occhio“ le cose si vedono con distacco e allora subentra la “catarsi“.
D – Sei arrivato a questa prassi attraverso lo studio, la conoscenza, l’esperienza personale come hai detto, ma anche attraverso la guida di maestri che ti hanno aperto il sentiero della tua “consapevolezza“?
R – Tutto nasce da un’esperienza personale in cui mi ritrovai ad essere deluso dalla vita. Non trovando risposte a molti interrogativi. Ero in una fase di profonda depressione che durava da diversi anni e non vedevo sbocchi all’orizzonte. Quando ero nella fase più acuta del mio disagio, fu provvidenziale il consiglio di un amico che mi regalò un libro di Osho.
D – È stata una rivelazione?
R – Sì è stato illuminante per i miei numerosi perché è da qui è iniziato il mio percorso di rinascita.
D – Quello che visti i risultati, vuoi condividere con altri attraverso il Centro ALAYA?
R – Perché lo ritengo un metodo positivo che potrebbe aiutare a cambiare l’individuo e contemporaneamente anche tanti aspetti della società migliorandola.
D – Parla del processo seguito
R – Tornando all’apertura del “terzo occhio“, alle sedute di “decondizionamento“ si passa alla “catarsi“ usando un metodo di respirazione ed altre tecniche che permettono di far “uscire“ tutto ciò che è represso. Poi si passa all’ipnosi perché si è scoperto che si è nati altre volte e attraverso la tecnica dell’ipnosi regressiva si conosce che molti traumi delle vite precedenti, possono condizionare la vita attuale. Poi si passa alla “meditazione“ che lo stato dell’essere in cui si va oltre la mente, nell’osservazione e nella consapevolezza di essere abitualmente disturbati da una moltitudine di pensieri.
D – quasi uno stato ascetico?
R – Questo processo volge alla liberazione totale del proprio inconscio che permette di assaporare la beatitudine, l’armonia, l’amore e la pace interiore.
D – In questo senso si riscopre l’uomo nuovo di cui parli nelle precedenti Tre “C”?
R – È un uomo nuovo che non vive più di passato, né di futuro, ma nel proprio presente e quindi consapevole e creativo.naturalmente tutta questa energia liberata, se non viene usata creativamente scoprendo in ogni individuo quello che sono le sue attitudini, questa energia senza controllo, può diventare dispersiva e anche distruttiva. A questo scopo si è voluto creare un consultorio sulla meditazione che affronta le problematiche dell’essere umano.